Forse è una sensazione comune. Sicuramente non sono il solo a provarla. Una piccola sensazione di nostalgia. Nostalgia per quel vecchio mondo del calcio che oggi non c'è più.
Guardo ai campioni di oggi. Ai loro atteggiamenti. Ai loro aspetti esteriori ipercurati quasi più di schemi e tattiche da riproporre in campo.
Sono luoghi comuni. Lo so. E' una sensazione che si ripete per ogni generazione. Man mano che il tempo passa, il calcio che fu, quello di quando eravamo bambini, lo ricordiamo migliore di quello attuale.
Ricordo le vecchie figurine Panini, dove i giocatori apparivano senza trucchi e ritocchi. Brutti, spettinati e butterati. Uomini.
Ricordo nomi improponibili, che oggi forse ti rallenterebbero la carriera perchè ridicoli.
Il maggiore rappresentante di questi era il povero Willy Pittana. Definito "jolly" dalla Panini, se non ricordo male. Jolly. Non molti erano i giocatori categorizzati con quel "ruolo". Chissà se veramente Willy Pittana e gli altri "colleghi di reparto" erano definiti tali per la grande duttilità tattica o perchè in realtà erano semplici gregari tappabuchi...chissà.
E chissà che fine ha fatto Oberdan Biagioni. Lo ricordo in una foto con la maglia del Foggia. Capelli corti e barba leggermente incolta. Il volto, sembrava quello di una persona appena scesa dal letto.
Sempre per rimanete il Puglia, in quegli anni giocava nel Bari il grandissimo Sandro Tovalieri, detto il cobra, che fece coppia per alcuni anni con Igor Protti. Protti me lo ricordo una volta a Striscia la notizia, non so per quale motivo, con delle improponibili bretelle.
Chi è passato dal tg satirico qualche anno fa, è il buon vecchio Felice Centofanti. Uno dei tanti ad aver indossato la casacca nerazzurra, che adesso è maglia prestigiosa, degna di essere indossata esclusivamente da campioni strappa-contratti multimilionari, ma un tempo, beh un tempo l'Inter era la squadra di tutti. Ogni anno prendeva giocatori da tutte le parti possibili ed inimmaginabili.
Detto di Centofanti, di botto mi vengono in mente Bia, Festa ed il clan dei biondi Andrea Seno, Mirko Conte e Davide Fontolan. Quest'ultimo è stato poco considerato ma ha compiuto uno dei gesti più eclatanti nella storia del calcio. Finito al Bologna, decise di abbandonare l'attività agonistica perchè non si riconosceva più nei valori del calcio di fine anni '90. Così dissero alcuni.
Di grandi valori, ma non tecnici, fu il grandissimo Francesco Dell'Anno. Dico grandissimo perchè fu anche merito suo se la Fiorentina riuscì a raggiungere la finale di Coppa Italia del '96.
Eccoci. La mia Viola. La Viola degli anni della gioventù. La Viola del roccioso Giovanni Piacentini, di Pasquale Padalino con le sue allegre "padalinate" (di cui Dainelli è il sicuro erede), di Danielone Carnasciali, convocato in nazionale solo in occasione di una sfigatissima amichevole pre-mondiale giocata nella ex-Jugoslavia, di Pusceddu, Luppi (al quale bruciarono la macchina), Iachini e Angelo Carbone. Ma altri giocatori meritano di essere ricordati, come Massimo Orlando (che si scaldava sotto la Fiesole e non entrava mai, tanto che una volta gli ultras gli cantarono: Massimino prende foco, Massimino prende foco!), Ciccio Baiano (che in un'amichevole alla Rondinella contro la primavera prese in pieno il palo con la testa), Anselmo Robbiati (mancino fatato) ed il "puro legno svedese" Stefan Schwarz, uno dei più grandi mediani passati da Firenze negli ultimi quindici anni.
Per non andare poco lontano, passando da Empoli, rimembro il leader azzurro Martusciello ed i rincalzi esportati a Firenze nel '99, Ficini ed il pizzaiolo Esposito. C'erano poi Pane, Cappelletti e Birindelli. Nomi strani.
Mai però quanto quelli di Gilberto d'Ignazio Pulpito e Ivano della Morte. Spettrali.
E non posso dimenticarmi di Luca Cavallo del Genoa, compagno dei vecchi lupi di mare Gennaro Ruotolo e Vincenzo Torrente. In quel Genoa ci fu anche il primo giapponese della storia del calcio europeo: Kazuyoshi Miura. Attaccante da 21 presenze ed un solo gol all'attivo nel belpaese.
E per rimanere sui nomi esotici come scordare Freddy Eusebio Rincon del Napoli, Faustino Asprilla con le sue capriole, Abedì Pelè, il giovane talento nerazzurro incompreso Kanu assieme al giovane talento rossonero incompreso Vieira.
Se oggi i campi di periferia sono ad esempio Empoli e Reggio Calabria, in quegli anni c'erano Piacenza, Reggio Emilia e Padova con "campioni" quali Goran Vlaovic, Ioan Ovidiu Sabau, Rastelli. Stroppa e Giuseppe Scienza. Nella Reggiana giocò anche il para rigori Taffarel, che approdò anche al Parma.
Nel Padova il portiere era invece il capellone Bonaiuti, che era un pò lo Storari di oggi. Tante parate impossibili prima della sistematica capitolazione.
In quel di Bergamo c'era un giovane Mimmo Morfeo, che una volta mi ricordo si presentò in diretta a Stadio Sprint dopo una grande partita condita da gol, con in braccio le maglie stirate e ripiegate dei compagni. Accanto a lui, un festante Mondonico lo iniziava alle prime chiacchierate con i giornalisti.
Altri tempi. Maglie dei portieri multicolore. Pantaloncini più stretti. Arbitri rigorosamente in tenuta nera. Come le scarpe dei giocatori. Gol che per vederli dovevi aspettare Bisteccone Galeazzi con il suo Novantesimo Minuto. Domenica sprint con Gianfranco De Laurentis e Antonella Clerici. Vianello, Pistocchi e la Elia a Pressing. Le sfide di Guida al campionato e la sigla di Jannacci a Quelli che il calcio, quando era una trasmissione seria. Massimo Alfredo Giuseppe Maria, Marino Bartoletti e le battute di Carlo Sassi. Le sigle di chiusura del vecchio Processo. Galagol. Gullit che balla intorno alla testa di Attilio Lombardo nella sigla di Mai dire gol. Mai dire gol.
I mondiali di USA 94. Le partite seguite su TMC. Caputi e Bulgarelli. La Bolivia, la Colombia. Alexi Lalas. Marco Pascolo. L'urlo di Maradona. La sua squalifica. La rivelazione Bulgaria. L'autorete di Escobar. L'assassinio di Escobar. La sconfitta dell'Italia contro l'Eire. Il gol ai supplementari di Baggio. L'espulsione di Pagliuca. Quella di Zola appena entrato. Il menisco rotto di Baresi. Il cul de Sac. Arrigo Sacchi. La finale persa ai rigori. Uno sconosciuto Ronaldo festante in panchina. Dunga che alza la coppa. Baggio e Baresi che piangono.
Quanti ricordi. Altri tempi. Oramai andati. Indimenticabili. Per me e per tutta la mia generazione. La generazione degli anni ottanta.
Simmetrie soggettive
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La genesi di questo racconto ne determina lo sviluppo, lo stile, il tono
inusitato. Scenografia e partitura: una randagia sera, senza stelle fisse,
solo co...
17 anni fa
3 commenti:
Così tanto per essere masochisti... http://serpica.splinder.com/post/9823241
Proprio l'altra sera qui in casa Paperini parlavamo delle pubblicità dei calciatori... ora li vedi sfilare per Armani, in mutande per D&G... all'epoca il massimo della sensualità era Baresi con il dopobarba Intesa Por Homme!!!!! E mentre vedevamo il Catania in Coppa Italia e guardavamo la pelata di Zenga... ma te lo ricordi Zenga che faceva la pubblicità dei videogiochi Sega (Mmm... o Siga??Che qua poi si pensa sempre male :P)??? Con quel capello spettinato e le occhiaie... bei tempi...
Pensati che io ho nostalgia di un periodo ancora precedente, quello del L.R. Vicenza che in pochi anni prima si gioca lo scudetto con la Juve (impresa impossibile, siamo arrivati secondi ma credo si capisca il perchè...) e poi nell'arco di tre anni viene nella tua Firenze a giocare ... con la Rondinella. Ma anche in tempi più recenti mi ricordo il grande Beghetto che festeggia il primo gol in serie A andando a mungere con suo padre le mucche nella stalla la sera dopo la partita. E quanta nostalgia per il 90 minuti dei tempi d'oro di Paolo Valenti e dei vari Giorgio Bubba, Gianni Vasino, Castellotti, Luigi Necco, Ferruccio Gard... che tempi!
Scusami ma mi sono dimenticato il mito assoluto: Tonino Carino da Ascoli!
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