venerdì 30 maggio 2008

I'm gonna be iron, like a lion in Zion

"Im on the run but I aint got no gun
See they want to be the star
So they fighting tribal war
And they saying iron like a lion in zion
Iron like a lion in zion,
Iron lion zion"
Bob Marley, Iron Lion Zion

domenica 11 maggio 2008

Mi’a tutti sanno parlà i’ dialetto fiorentino perbene

Riporto con estremo piacere un simpaticissimo quanto accuratissimo post scritto da Blinda sul suo blog COME SE FOSSE ANTANI:

"I’ dialetto Toscano l’è ‘na lingua artificiale crea’a dallo scrittore Fiorentino John Ronald Reuel Tolkien, ispira’a ‘n parte al finlandese e ‘n parte a’ mugugnii del cugino dello stesso Tolkien, John Dantis Tolkien.

Primissima cosa da sapere: ai Fiorentini (quelli veri) insulta pure chi vuoi: se intesa come beffa ciò verrà preso in ischerzo e, ad esempio alla frase: - ‘La tua mamma maiala fa le pompe ai cavalli’ - il VERO FIORENTINO risponderà: - ‘La tua!’ - (ad intendere che le mamme di entrambi fanno le pompe ai cavalli, in ispecial modo quello che ha pronunciato per primo la frase offensiva, per la quale n’i sùdde Italia t’ ucciderebbero).

Mi’a tutti sanno parlà i’ dialetto fiorentino perbene. Figurassi a scri’ilo! Parecchi bischeri pensano che ci si mangia sempre la CI, e ‘nvece un’è mi’a vero sempre. E si mangia solo quando è una CCI sola, e solo se didre’o a davanti c’ha du’ vo’ali (ecco presempio: VO’ALI). Eppoi nessuno s’è mai accorto che a vorte e ci si mangia anche la TTIE, che gl’è anche dimorto ma dimorto più sapori’a (ecco pe’llappunto: SAPORI’A).

Inortre bisogna badare al fatto che n’i dialetto fiorentino spesso si pronuncia un suono simile al ‘TH inglese (lingua fra e’ denti) nelle t nei mezzo alle parole, per esempio: gelatho, pathethio ecc…

Un’artra regola che ll’è fondamentale gl’è i’ verbo che gl’è sempre precedu’o da un’artro soggettino, messo lì pe’ rafforzà un po’inino la ‘osa. Presempio:

Io sono. E’ sono.
Te ttu sei.
E’ gl’è. * La gl’è.
Noi s’è. (i’ ’siamo’ l’è bandiho ni’ toscano DOC, dio bono)
Voi vvù s’ete. (bello! senti ‘ome sona bene!)
E’ sono. Glienno. [raffinatezza usaha nei quartieri di Firenze dove e si parla la lingua perfetta (vedi sotto) e a Prao, indò siamo (perchè io son di Prao) ancora più sguaiai (prima diccominciare a ragionà n’prathese bisogna vu’ sappia bene iffiorentino, sennò ll’è buriana].

Prima d’i verbo ‘avere’ ci va sempre la parolina ‘CI’. Un si sa bene perché ma lla ci sta parecchio bene, come disse i’ Bondi.

Io c’ho. (= io ho)
Te ttu c’hai. (= tu hai)
Lui c’ha. (= egli ha)
Lei la c’ha. (= lei ha)
Noi ci s’ha. (= noi abbiamo)
Voi vu c’ave’e. (= voi avete)
E’ c’hanno. (= essi hanno)

In terza persona singolare co’ i’ passa’o prossimo s’usa anche parecchio i’ ‘L’E”, tipo:

L’è anda’o. (= egli è andato)
L’è torna’o. (= egli è tornato)

Siccome noi toscani siamo perzoncine ‘orte e dabbene, alla terza persona singolare dell’indicatio noi e si preferisce sostituigni i’ ccongiuntivo:

Loro prendano da bere. (= loro prendono da bere)

MA i fiorentini non usano i’ verbo ‘prendere’, bensì ‘PIGLIARE’, come disse Beppe di’ Bardiccio, ‘ti pigliasse un corpo’.
Frasette utili da segnavvele subito:

- Bellino i’ canino. (= ‘Che bel cane’);
- La ‘o’a'ola ‘on la ‘annuccia ‘orta ‘orta e colora’a. (= ‘La coca-cola con la cannuccia corta corta e colorata’);
- Codesto ragazzo ‘ostì. (= ‘Quel Ragazzo Lì’ ma solo all’incirca, infatti ‘codesto’ indica cosa o persona lontana da chi parla ma vicina alla persona a cui ci si rivolge; diverso da ‘quello’);
- Gni stiantasse i’ core! (= Ma è davvero simpatico) ;
- Tu m’a bell’e rotto la contraccassa de’ coglioni (= Mi stai annoiando) ;
- Manca pòo bocco (= Manca poco che cado);
- I’ tu’ babbo buhaiolo (= Tuo padre è gaio).

I’passa’o remo’o d’i verbo andare (della quale solo i Pratesi e quell’80 e rotti percento di vecchi rincoglioni’i Fiorentini si ri’orda):

Io andiedi
Tu andesti
‘gl’andette
S’andiede (o andette)
V’andaste
‘gl’andettero, ‘gl’andonno (o andiedero)

Il suono -SCHI- è spesso contratto a -STI-, ne derivano maSTIo, STIanta’o, STIoccare, STIaccia’a.

Molte parole vengono continuamente tronca’e: ‘DEL’ diventa ‘D’I” (Gli era di’ Madiai, grullo!). ‘NON’ diventa ”UN’ (’Un se ne pote’a* più di codesto rintronaho’), ‘AL’ diventa ‘AI” (torno ai’ tocco = sono di ritorno alle 13).

Dal fiorentino sono bandite parole come ‘padre’ (pure ‘papà’ ‘un s’usa miha, e ci fa un po’ schifo) e ‘madre’: s’usa ‘I’ MI’ BABBO’ e ‘LA MI’ MAMMA’. Nel pratese si usa tranquillamente anche ‘ME PA” e ‘ME MA”, ma questo gn’è un antro discorso.

E molto comune poi usare il complemento di vocazione: -O’ bischero -O’ beppe -O’ …

Inortre esistono de’ vo’aboli presenti solo ni’ dialetto fiorentino:

(il verbo) ‘IRE’ che sta per andare e per stiantare, al participio passato fa ‘ITO’ (viene dal latino, eh!)
‘POLE’, il verbo potere, soprattutto indefini’o: ‘UN SE NE POLE PIU”!
‘GARBARE’ sostituisce correntemente ‘PIACERE’: ‘A ME MI GARBA’.
‘DESINARE’ è sinonimo di ‘MANGIARE’, in ispecial modo per pranzare: ‘A’I TTOCCO SI DESINA’ (IL TOCCO = L’UNA, le ore 01.00 o le 13.00)
‘RAMMENTARE’ (ricordare): ‘TI RAMMENTI DI QUELLA TESTA A PERA D’I’ RAMALLI?’
‘BADARE’ (tenere d’occhio, osservare): ‘BADA BENE TE, CHE SE TI SPUTO T’AFFOGHI!’
‘PIGLIARE’ (prendere): ‘TU L’HA’ PIGLIAO N’I BAOGIGI!’ (BAOGIGI = BUO DI ‘ULO, finemente parlando)
Ecc ecc…

Al lettore interessato, che volesse apprendere a fondo la lingua toscana, è consigliabile la lettura del Signore degli Agnelli e de Il Silmarillion, nonché Lo Stiacciasassi. A chi volesse effettuare una proficua vacanza studio per imparare il vero Fiorentino, si sconsiglia il centro città, ormai mondializzato e dove si parla una lingua stardardizzata e elegante modello fìrme (’film’, in fiorentino) di Leonardo Pieraccioni ma si suggerisce vivamente di optare per i quartieri di Brozzi, Peretola, Quaracchi (Oh chillè i grullo che dice questo??? in questi quartieri si parla solo cinese!!!) o per i comuni di Calenzano, Campi Bisenzio, Signa, Sesto Fiorentino, Scandicci, luoghi dalla gentile e cortese parlata (da ricordare anche la perdita della V, oltre che della T…andao, mangiao, beeo e l’uso smodato di ‘gni, gnene, …’, dimorati da popolazione educata, gentile e cortese).
Oppure definitivamente Prato (PRAO), indò sto io e indò si parla iddialetto più sguaiao dimmondo, oltre che n’i Valdarno (dice)."


Che dire... Chapeau!

venerdì 9 maggio 2008

Nostalgia del calcio andato

Forse è una sensazione comune. Sicuramente non sono il solo a provarla. Una piccola sensazione di nostalgia. Nostalgia per quel vecchio mondo del calcio che oggi non c'è più.
Guardo ai campioni di oggi. Ai loro atteggiamenti. Ai loro aspetti esteriori ipercurati quasi più di schemi e tattiche da riproporre in campo.

Sono luoghi comuni. Lo so. E' una sensazione che si ripete per ogni generazione. Man mano che il tempo passa, il calcio che fu, quello di quando eravamo bambini, lo ricordiamo migliore di quello attuale.

Ricordo le vecchie figurine Panini, dove i giocatori apparivano senza trucchi e ritocchi. Brutti, spettinati e butterati. Uomini.
Ricordo nomi improponibili, che oggi forse ti rallenterebbero la carriera perchè ridicoli.

Il maggiore rappresentante di questi era il povero Willy Pittana. Definito "jolly" dalla Panini, se non ricordo male. Jolly. Non molti erano i giocatori categorizzati con quel "ruolo". Chissà se veramente Willy Pittana e gli altri "colleghi di reparto" erano definiti tali per la grande duttilità tattica o perchè in realtà erano semplici gregari tappabuchi...chissà.
E chissà che fine ha fatto Oberdan Biagioni. Lo ricordo in una foto con la maglia del Foggia. Capelli corti e barba leggermente incolta. Il volto, sembrava quello di una persona appena scesa dal letto.
Sempre per rimanete il Puglia, in quegli anni giocava nel Bari il grandissimo Sandro Tovalieri, detto il cobra, che fece coppia per alcuni anni con Igor Protti. Protti me lo ricordo una volta a Striscia la notizia, non so per quale motivo, con delle improponibili bretelle.

Chi è passato dal tg satirico qualche anno fa, è il buon vecchio Felice Centofanti. Uno dei tanti ad aver indossato la casacca nerazzurra, che adesso è maglia prestigiosa, degna di essere indossata esclusivamente da campioni strappa-contratti multimilionari, ma un tempo, beh un tempo l'Inter era la squadra di tutti. Ogni anno prendeva giocatori da tutte le parti possibili ed inimmaginabili.
Detto di Centofanti, di botto mi vengono in mente Bia, Festa ed il clan dei biondi Andrea Seno, Mirko Conte e Davide Fontolan. Quest'ultimo è stato poco considerato ma ha compiuto uno dei gesti più eclatanti nella storia del calcio. Finito al Bologna, decise di abbandonare l'attività agonistica perchè non si riconosceva più nei valori del calcio di fine anni '90. Così dissero alcuni.
Di grandi valori, ma non tecnici, fu il grandissimo Francesco Dell'Anno. Dico grandissimo perchè fu anche merito suo se la Fiorentina riuscì a raggiungere la finale di Coppa Italia del '96.

Eccoci. La mia Viola. La Viola degli anni della gioventù. La Viola del roccioso Giovanni Piacentini, di Pasquale Padalino con le sue allegre "padalinate" (di cui Dainelli è il sicuro erede), di Danielone Carnasciali, convocato in nazionale solo in occasione di una sfigatissima amichevole pre-mondiale giocata nella ex-Jugoslavia, di Pusceddu, Luppi (al quale bruciarono la macchina), Iachini e Angelo Carbone. Ma altri giocatori meritano di essere ricordati, come Massimo Orlando (che si scaldava sotto la Fiesole e non entrava mai, tanto che una volta gli ultras gli cantarono: Massimino prende foco, Massimino prende foco!), Ciccio Baiano (che in un'amichevole alla Rondinella contro la primavera prese in pieno il palo con la testa), Anselmo Robbiati (mancino fatato) ed il "puro legno svedese" Stefan Schwarz, uno dei più grandi mediani passati da Firenze negli ultimi quindici anni.
Per non andare poco lontano, passando da Empoli, rimembro il leader azzurro Martusciello ed i rincalzi esportati a Firenze nel '99, Ficini ed il pizzaiolo Esposito. C'erano poi Pane, Cappelletti e Birindelli. Nomi strani.
Mai però quanto quelli di Gilberto d'Ignazio Pulpito e Ivano della Morte. Spettrali.

E non posso dimenticarmi di Luca Cavallo del Genoa, compagno dei vecchi lupi di mare Gennaro Ruotolo e Vincenzo Torrente. In quel Genoa ci fu anche il primo giapponese della storia del calcio europeo: Kazuyoshi Miura. Attaccante da 21 presenze ed un solo gol all'attivo nel belpaese.
E per rimanere sui nomi esotici come scordare Freddy Eusebio Rincon del Napoli, Faustino Asprilla con le sue capriole, Abedì Pelè, il giovane talento nerazzurro incompreso Kanu assieme al giovane talento rossonero incompreso Vieira.

Se oggi i campi di periferia sono ad esempio Empoli e Reggio Calabria, in quegli anni c'erano Piacenza, Reggio Emilia e Padova con "campioni" quali Goran Vlaovic, Ioan Ovidiu Sabau, Rastelli. Stroppa e Giuseppe Scienza. Nella Reggiana giocò anche il para rigori Taffarel, che approdò anche al Parma.
Nel Padova il portiere era invece il capellone Bonaiuti, che era un pò lo Storari di oggi. Tante parate impossibili prima della sistematica capitolazione.

In quel di Bergamo c'era un giovane Mimmo Morfeo, che una volta mi ricordo si presentò in diretta a Stadio Sprint dopo una grande partita condita da gol, con in braccio le maglie stirate e ripiegate dei compagni. Accanto a lui, un festante Mondonico lo iniziava alle prime chiacchierate con i giornalisti.

Altri tempi. Maglie dei portieri multicolore. Pantaloncini più stretti. Arbitri rigorosamente in tenuta nera. Come le scarpe dei giocatori. Gol che per vederli dovevi aspettare Bisteccone Galeazzi con il suo Novantesimo Minuto. Domenica sprint con Gianfranco De Laurentis e Antonella Clerici. Vianello, Pistocchi e la Elia a Pressing. Le sfide di Guida al campionato e la sigla di Jannacci a Quelli che il calcio, quando era una trasmissione seria. Massimo Alfredo Giuseppe Maria, Marino Bartoletti e le battute di Carlo Sassi. Le sigle di chiusura del vecchio Processo. Galagol. Gullit che balla intorno alla testa di Attilio Lombardo nella sigla di Mai dire gol. Mai dire gol.
I mondiali di USA 94. Le partite seguite su TMC. Caputi e Bulgarelli. La Bolivia, la Colombia. Alexi Lalas. Marco Pascolo. L'urlo di Maradona. La sua squalifica. La rivelazione Bulgaria. L'autorete di Escobar. L'assassinio di Escobar. La sconfitta dell'Italia contro l'Eire. Il gol ai supplementari di Baggio. L'espulsione di Pagliuca. Quella di Zola appena entrato. Il menisco rotto di Baresi. Il cul de Sac. Arrigo Sacchi. La finale persa ai rigori. Uno sconosciuto Ronaldo festante in panchina. Dunga che alza la coppa. Baggio e Baresi che piangono.

Quanti ricordi. Altri tempi. Oramai andati. Indimenticabili. Per me e per tutta la mia generazione. La generazione degli anni ottanta.

giovedì 8 maggio 2008

Le mie canzoni

1- Primo disco acquistato: Midge Ure
2- Ultimo disco scaricato: Sergio Cammariere - Il pane, il vino e la visione
3- La canzone che vorresti aver scritto tu: Somebody to love - Queen
4- Quella che vorresti fosse stata scritta per te: Livin' on my own - Freddy Mercury
6- Quella con cui vorresti svegliarti: Days like this - Van Morrison
7- Quella che vorresti per un tramonto: Somewhere Over the Rainbow - Israel Kamakawiwo'ole
8- Quella da suonare con gli amici sulla spiaggia: Save tonight - Eagle eye Cherry
9- Quella che non vuoi sentire mai più: qualsiasi canzone di Gigi D'Alessio
10- Quella che odiavi ma adesso ami: No One - Alicia Keys
11- Quella che vorresti al tuo matrimonio: I believe - Blessid union of soul
12- Quella che vorresti al tuo funerale: The hearth ask the pleasure first - Michael Nyman
13- Quella che non conosceresti se non fosse per un tuo amico: Dream on - Aerosmith
14- Quella che ti fa pensare alla solitudine: Gelido - Alex Britti
15- Quella per quando sei incazzato: Simpathy for the devil - Rolling Stones
16- Quella con il miglior inizio: The Unforgiven - Metallica
17- Quella che più ti estranea dalla realtà: Boogie - Paolo Conte
18- Quella più triste: Angel eyes - Sting
19- Quella che quando la senti ti fa sentire un gran figo: Sexual healing - Marvin Gaye
20- Quella più brutta che hai sul pc: Umbrella - Rihanna
21- La migliore di una colonna sonora: Kikujiro no natsu
22- La migliore da sentire in viaggio: Audioslave - Like a stone
23- Quella per uscire con gli amici: Brimful of asha - Cornershop
24- Quella che ascolteresti mentre sei nello spazio e si sgancia il cordone che ti lega alla navicella: In the waiting line - Zero 7
25- Quella che ti mette addosso ottimismo: Suddenly I see - KT Tunstall
26- Quella da cantare sotto la doccia: Tieni il tempo - 883
27- Quella che ti fa venire voglia di ballare: Maracaibo - Raffaella Carrà
28- Quella con il testo più originale: Nun te reggae più - Rino Gaetano
29- Quella con il testo più bello che hai mai sentito: Dolcenera - Fabrizio De Andrè
30- Quella su cui fare l'amore: Believe in me - Lenny Kravitz
31- Quella nostalgica: Mare mare - Luca Carboni
32- Quella sull'amore vero: La ballata dell'amore cieco - Fabrizio De Andrè
33- Quella più dolce: Sei la più bella del mondo - RAF
34- Quella da sapere a memoria: One - U2
35- Quella storica: Knockin' on heaven's door - Bob Dylan
36- Quella per riflettere: Il mio nome è mai più - Liga, Jova, Pelù

Out in the street

"When the whistle blows Girl,
I'm down the street
I'm home, I'm out of my work clothes
When I'm out in the street
I walk the way I wanna walk
When I'm out in the street
I talk the way I wanna talk
When I'm out in the street
Pretty girls, they're all passing by
When I'm out in the street
From the corner, we give them the eye
Baby, out in the street
I just feel all right
Meet me out in the street, little girl, tonight
Meet me out in the street"












Out in the street, Bruce Springsteen

L'unicità è come il panda?

Tornato da una strana cena universitaria, per fortuna affrontata con la presenza di due persone care, mi ritrovo senza neanche un accenno di sonnolenza nel fresco letto da poco modificato in assetto estivo.

Vorrei prendere quelle quattro pasticche di melatonina per farmi calare la palpebra nel giro di una mezz'ora dall'ingoio, ma ho dovuto ripiegare sull'antistaminico per la maledetta allergia. E' ritornato il caldo e sono nuovamente sbocciate le ignote piante malefiche che mi fanno dannare. Farmi un mix di "paste" mi farebbe paura... dunque mi tengo la mia insonnia.

Non so come mai, ma mi ritrovo nelle vene una grande voglia di scrivere qualcosa. Ogni tanto mi prende così, come un attacco di fame inaspettato. Come si evince però dall'incipit del post, non so neanche io quale topic affrontare. Ho solo voglia di dire qualcosa. Ma cosa?

Pensa, pensa, pensa...

Beh, in effetti c'è stata, giusto qualche giorno fa, un'affermazione di un professore qualunque di una filosofia qualunque, durante una lezione qualunque in un'aula qualunque, che mi ha fatto un pò riflettere:
"L'unicità dell'essere umano è a rischio estinzione. Un pò come il panda."
Beh, si potrebbe dire che ha scoperto l'acqua calda. Basta guardarsi intorno per rendersene conto.

Poi però ci ho ripensato, ho riflettuto e mi sono detto: ma in fondo è proprio così? Veramente siamo in un epoca in cui tutti si sono conformati allo stesso modo? Veramente tutti hanno le stesse qualità? Veramente tutti hanno le stesse carenze? Veramente tutti hanno più o meno le stesse esigenze? Veramente tutti sono uguali "prodotti" differenziati esclusivamente da un codice fiscale? Non lo so. Secondo me ciò che veramente manca non è l'unicità ma la voglia di palesarla, rivelarla, esprimerla e farla valere. Ognuno ha la sua vita, le sue conoscenze e le sue esperienze, dunque una sua biografia, che non può assolutamente non essere unica.
Se evitassimo a volte di esprimere giudizi affrettati. Se andassimo a scandagliare meglio le profondità delle singole persone e soprattutto se generalizzassimo meno, ci renderemmo conto che forse, chi più chi meno, ogni "human being" ha il suo DNA mentale oltre che fisico.



Il tarlo sociale odierno non è dunque, a mio modo di vedere, il non avere unicità, bensì la mancata manifestazione di questa. Dentro di sè, ripeto, ognuno è unico.
Io credo proprio che l'uomo nasca pastore guida della propria vita, ma per comodità preferisca essere la pecora guidata da canoni comuni.

E perchè avviene ciò? Forse perchè c'è paura. Paura di rivelarsi diversi, magari anche solo per piccoli aspetti, rispetto all'altro. Paura per insicurezza. Insicurezza sulla validità delle proprie credenze. Dei propri pensieri. Delle proprie preferenze. Paura di restare al di fuori di quel reticolo che non ci fa sentire soli... e conseguentemente unici.